LETTURA 4'
Dal titolo può sembrare
un esaltazione di quelle famose signorine in vetrina…ma no, non siamo ad
Amsterdam e no, non ci sono le famose signorine. Ma se ci pensi bene la
nostra immagine è ciò che gli altri vedono di noi prima di tutto. Prima di
parlare, prima di dire “Buongiorno”, “Ciao”, “Piacere”, la nostra immagine è lì
che precede qualsiasi nostro tentativo di socializzare con gli altri. Il modo in
cui ci presentiamo è il nostro biglietto da visita. Dunque,non ti sembra di
stare continuamente “in vetrina”? Proprio come i vestiti, le borse, le scarpe,
che magari attireranno il nostro interesse già prima di entrare in un negozio,
così siamo anche noi: attiriamo l’interesse da parte degli altri dal nostro
personale modo di indossare i vestiti, gli accessori, di acconciare i capelli e
di portare i cappelli. Se questa facciata dice agli altri chi siamo, dobbiamo
far sì in ogni modo che rifletta ciò che vogliamo far conoscere di noi,
dobbiamo auto-pubblicizzarci. Per un certo senso le ragazze in vetrina ad
Amsterdam vendono la merce del loro corpo; noi cercheremo più pudicamente di
vendere il nostro stile.
un esaltazione di quelle famose signorine in vetrina…ma no, non siamo ad
Amsterdam e no, non ci sono le famose signorine. Ma se ci pensi bene la
nostra immagine è ciò che gli altri vedono di noi prima di tutto. Prima di
parlare, prima di dire “Buongiorno”, “Ciao”, “Piacere”, la nostra immagine è lì
che precede qualsiasi nostro tentativo di socializzare con gli altri. Il modo in
cui ci presentiamo è il nostro biglietto da visita. Dunque,non ti sembra di
stare continuamente “in vetrina”? Proprio come i vestiti, le borse, le scarpe,
che magari attireranno il nostro interesse già prima di entrare in un negozio,
così siamo anche noi: attiriamo l’interesse da parte degli altri dal nostro
personale modo di indossare i vestiti, gli accessori, di acconciare i capelli e
di portare i cappelli. Se questa facciata dice agli altri chi siamo, dobbiamo
far sì in ogni modo che rifletta ciò che vogliamo far conoscere di noi,
dobbiamo auto-pubblicizzarci. Per un certo senso le ragazze in vetrina ad
Amsterdam vendono la merce del loro corpo; noi cercheremo più pudicamente di
vendere il nostro stile.
Ma proseguiamo con ordine.
Quand’è che è cominciata questa pubblicità di se stessi?
Nell’ antichità e fino al Medioevo, le
persone che producevano dei beni di lusso si recavano in casa di persone
illustri per proporre la merce e concludere i propri affari porta a porta:
pensate ai venditori di stoffe, ai mercanti di metalli, oro e pietre preziose
che da buoni imbonitori armati di buona volontà (e qualche domestico),
entravano nelle ricche case dei clienti facoltosi con numerosi bauli pieni di
sogni. Gli acquirenti erano liberi di fare acquisti nella comodità di casa loro
(un po’ come si fa oggi con l’e-commerce, solo che invece dei bauli adesso c’è
il computer e la carta di credito).
persone che producevano dei beni di lusso si recavano in casa di persone
illustri per proporre la merce e concludere i propri affari porta a porta:
pensate ai venditori di stoffe, ai mercanti di metalli, oro e pietre preziose
che da buoni imbonitori armati di buona volontà (e qualche domestico),
entravano nelle ricche case dei clienti facoltosi con numerosi bauli pieni di
sogni. Gli acquirenti erano liberi di fare acquisti nella comodità di casa loro
(un po’ come si fa oggi con l’e-commerce, solo che invece dei bauli adesso c’è
il computer e la carta di credito).
Passiamo al
Rinascimento: cambia – prima però nasce- la prospettiva. Adesso è il cliente stesso
che si reca presso la bottega dell’artigiano e commissiona questo quadro o quel
busto da regalare alla madama o al suocero di turno. Questo traffico “inverso”
di merci, venditori e clienti trasformò la tipologia d’acquisto in un’attività
semipubblica e trascinò i signori e il loro lusso fuori dalle corti, che, con
il consueto seguito di servitù, passavano qualche ora di shopping per le strade
della città rinascimentale.
Rinascimento: cambia – prima però nasce- la prospettiva. Adesso è il cliente stesso
che si reca presso la bottega dell’artigiano e commissiona questo quadro o quel
busto da regalare alla madama o al suocero di turno. Questo traffico “inverso”
di merci, venditori e clienti trasformò la tipologia d’acquisto in un’attività
semipubblica e trascinò i signori e il loro lusso fuori dalle corti, che, con
il consueto seguito di servitù, passavano qualche ora di shopping per le strade
della città rinascimentale.
Ma è soltanto nel
Seicento che la consapevolezza dell’importanza del proprio aspetto fece
capolino nell’ immaginario collettivo: colpevole lo specchio e la sua
progressiva diffusione nelle ricche case benestanti (ebbene sì, anche specchiere
e tolette erano allora beni di lusso). E così si poteva assistere ad ore di
preparazione da parte delle giovani e meno giovani della casa, impegnate a
usare profumi, ciprie e parrucche giganti, come detterà la moda del secolo
successivo, finalmente con la possibilità di adorarsi allo specchio e
prepararsi al meglio per la “sfiancante” giornata da nobile.
Seicento che la consapevolezza dell’importanza del proprio aspetto fece
capolino nell’ immaginario collettivo: colpevole lo specchio e la sua
progressiva diffusione nelle ricche case benestanti (ebbene sì, anche specchiere
e tolette erano allora beni di lusso). E così si poteva assistere ad ore di
preparazione da parte delle giovani e meno giovani della casa, impegnate a
usare profumi, ciprie e parrucche giganti, come detterà la moda del secolo
successivo, finalmente con la possibilità di adorarsi allo specchio e
prepararsi al meglio per la “sfiancante” giornata da nobile.
Toilette di signora (qui) |
Nell’ Ottocento con la
Rivoluzione Industriale si giunge alla consapevolezza che tutto ciò che viene
messo in scena ha un valore, modello di cui la pubblicità ha fatto tesoro
proponendo l’arte della valorizzazione del prodotto.
Rivoluzione Industriale si giunge alla consapevolezza che tutto ciò che viene
messo in scena ha un valore, modello di cui la pubblicità ha fatto tesoro
proponendo l’arte della valorizzazione del prodotto.
Berthe Morisot “La toilet della signora” (info sull’autore) |
Dalla vetrina e dalla
pubblicità gli individui hanno imparato a costruire la propria identità
personale, ma in una società frenetica come la nostra, dove tutti noi siamo
bombardati di prodotti, mode, trend che svaniscono in meno di pochi giorni, risulta
spesso difficile divincolarsi dai tentacoli del consumismo, la piovra gigante
che ci agguanta tutti trascinandoci nel mare vorticoso del “lo-devo-comprare-perché-è-di-moda”.
pubblicità gli individui hanno imparato a costruire la propria identità
personale, ma in una società frenetica come la nostra, dove tutti noi siamo
bombardati di prodotti, mode, trend che svaniscono in meno di pochi giorni, risulta
spesso difficile divincolarsi dai tentacoli del consumismo, la piovra gigante
che ci agguanta tutti trascinandoci nel mare vorticoso del “lo-devo-comprare-perché-è-di-moda”.
Forse gli specchi sono
diventati troppo piccoli, le vetrine e i negozi troppo grandi e invitanti, la
nostra intelligentissima tv continua a propinare ragazze bellissime, su cui
anche un sacco di jiuta con una cintura in vita starebbe loro bene, forse le
commesse sono sempre più brave a ricoprire il ruolo dello Specchio delle Brame
(e quindi tutto ciò che indossiamo ci calza a pennello…) Insomma dobbiamo
imparare a difenderci dagli agguati della società post-moderna dove tutto
luccica finché non lo portiamo a casa e non lo indossiamo.
diventati troppo piccoli, le vetrine e i negozi troppo grandi e invitanti, la
nostra intelligentissima tv continua a propinare ragazze bellissime, su cui
anche un sacco di jiuta con una cintura in vita starebbe loro bene, forse le
commesse sono sempre più brave a ricoprire il ruolo dello Specchio delle Brame
(e quindi tutto ciò che indossiamo ci calza a pennello…) Insomma dobbiamo
imparare a difenderci dagli agguati della società post-moderna dove tutto
luccica finché non lo portiamo a casa e non lo indossiamo.
Questo mio blog nasce
proprio a questo scopo: reinventarsi seguendo sì la moda, ma imparando a mixare,
a riutilizzare, a scegliere, a fare con le proprie mani quella moda tanto
agognata. Che poi chi l’ha detto che la moda ci debba essere imposta dall’ esterno?
Cosa ne sanno gli altri su cosa ci piace e cosa ci sta bene? Moda (in latino modus) non significa solo “Elle”, “Glamour”,
o “sfilata” , ma “modo”, “misura” e, secondo la mia interpretazione:
proprio a questo scopo: reinventarsi seguendo sì la moda, ma imparando a mixare,
a riutilizzare, a scegliere, a fare con le proprie mani quella moda tanto
agognata. Che poi chi l’ha detto che la moda ci debba essere imposta dall’ esterno?
Cosa ne sanno gli altri su cosa ci piace e cosa ci sta bene? Moda (in latino modus) non significa solo “Elle”, “Glamour”,
o “sfilata” , ma “modo”, “misura” e, secondo la mia interpretazione:
Misura: non troppo ma
neanche poco vestite
neanche poco vestite
Ritmo: volete mettere
la leggiadria di muoversi in un abito che ci fa stare a nostro agio?
la leggiadria di muoversi in un abito che ci fa stare a nostro agio?
Limite: caldo d’inverno
e fresco d’estate (e non se ho caldo tutto l’anno mi svesto tutto l’anno)
e fresco d’estate (e non se ho caldo tutto l’anno mi svesto tutto l’anno)
Regola: poche
accortezze e la nostra mise sarà
adeguata alla situazione d’uso
accortezze e la nostra mise sarà
adeguata alla situazione d’uso
Forma: impariamo ad
osservarci e a valorizzare i nostri punti forti.
osservarci e a valorizzare i nostri punti forti.
E poi….divertitevi!
Moda è divertimento, passione, colore!